Bacino (idrografico) del fiume Sacco
Inquadramento Geografico Ambientale
La Valle del Sacco è situata nel cuore del Lazio meridionale. Il SIN Bacino del Fiume Sacco, istituito nel 2016, ricomprende Comuni o parti di essi afferenti le Provincie di Roma e di Frosinone interessando una superficie complessiva pari a circa 7200 ettari. Nel perimetro sono compresi i territori (o parte degli stessi) dei comuni di Anagni, Arce, Artena, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Colleferro, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Gavignano, Morolo, Paliano, Pastena, Patrica, Pofi, Segni, Sgurgola, Supino. Sono esclusi dalla perimetrazione i punti vendita carburante e i siti di discarica (ad eccezione del sito denominato ex-discarica Le Lame.
Sintesi della Storia produttiva del Sin
Un primo sviluppo industriale della Valle del Sacco è storicamente riscontrabile in due distinte aree. Nell’area settentrionale della valle, attorno alle campagne di Anagni – Segni, dove negli anni ’30 nacque l’agglomerato industriale di Colleferro e più a sud, a ridosso del Comune di Ceccano. I due poli vennero a convergere nel 1936, quando l’industria bellica Bomprini Parodi Delfino (BPD) di Colleferro, l’impianto di maggior spicco da punto di vista produttivo, iniziò alcuni piani di ampliamento, i quali andarono ad interessare l’area agricola e il patrimonio forestale del comune di Ceccano.
Attorno al nucleo originario della BPD, nel tempo, si raggrupparono anche altre attività ed estendendo il proprio raggio commerciale grazie alla produzione sia di prodotti intermedi (acido solforico, glicerina industriale), sia di prodotti ricavati dall’utilizzo dei residui di tali lavorazioni (perfosfati minerali, solfato ammoniaco). Uno sviluppo articolato soprattutto tra il 1918 e il 1927, quando venne inaugurato un nuovo stabilimento per la produzione del tritolo e, durante la seconda guerra mondiale, con la produzione di nitrocellulosa. Alla fine del conflitto mondiale fu successivamente messa in moto una vera e propria opera di riconversione produttiva, con gli stabilimenti BPD che potenziarono il loro collegamento col mercato chimico in due precise direzioni, quella industriale (intensificando le produzioni di anidrite ftalica, meleica, resine di poliestere) e quella agricola (antiparassitari e insetticidi). Quest’ultima, fu potenziata con la nascita della “Divisione prodotti chimici”, interamente dedicata a prodotti destinati all’industria agro-alimentare: l’esaclorocicloesano, (principale causa della crisi ambientale della Valle), il lindano, gli esteri fosforici, l’ossicloruro di rame. Tra gli altri insetticidi prodotti si ricordano anche l’Aldrin, il Clordano, il DDT, l’Endrin. Tra gli anticrittogamici, la base di captan, il mercurio organico, l’ossicloruro di rame, benzene, zineb, (fertilizzanti fosfatici).
Negli anni ’60, infine, nacque il Nucleo di Industrializzazione della Valle del Sacco.
L’area è stata oggetto di una contaminazione delle matrici ambientali (suolo/sottosuolo e acquee sotterranee) da diverse fonti di inquinamento, in particolare connesse alla presenza di attività industriali di diversa tipologia, sia in esercizio sia in disuso (es. settore chimico, aviazione, industria bellica, manifattura) dove i siti produttivi, in molti casi, confinano o sono nelle immediate vicinanze del fiume Sacco. Inoltre, nell’area è rilevante anche la presenza di manufatti in cemento amianto nonché di rifiuti abbandonati.
Oggi sono presenti oltre 200 aziende produttive di cui un notevole numero di industrie rientravano nella cosiddetta Classe A delle fabbriche a rischio di incidente rilevante ai sensi della Direttiva Seveso (CEE 501/82). Sono altresì presenti estese aree agricole.
Principali problematiche ambientali
La problematica ambientale che ha indotto la perimetrazione del SIN risale all’anno 2005, quando a seguito del rilevamento di concentrazioni di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) superiori al livello limite di 0.003 mg/kg consentito dalla normativa comunitaria in un campione di latte proveniente da un’azienda bovina situata nel comune di Gavignano, è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale nel bacino del fiume Sacco (D.P.C.M. 19 maggio 2005). Dal 2000 al 2013 sono stati compiuti numerosi studi epidemiologici, che per la loro importanza sono stati di recente ricompresi nell’accordo di programma sottoscritto nel 2019 tra il Ministro dell’Ambiente e il Presidente della Regione Lazio.
La più evidente ripercussione è stata prodotta dalla diffusione di sostanze quali insetticidi, antiparassitari e residui chimici di varia origine sui prodotti agricoli e nell’organismo degli animali. Quale principale causa degli effetti della diffusione di tali elementi è stata riconosciuta l’entrata in circolo della catena alimentare di sostanze particolarmente dannose come il β-HCH, sostanza chimica presente in un potente insetticida: il lindano, impiegato sin dagli anni ’50 per il trattamento delle sementi, dei suoli, degli alberi da frutta e del legname, come prodotto antiparassitario per gli animali domestici e d’allevamento e in alcuni preparati farmaceutici sotto forma di lozioni, creme e shampoo per la cura e la prevenzione nell’uomo della pediculosi e della scabbia. L’uso del lindano è stato vietato nel 2001. Il β-HCH presente in questo insetticida è caratterizzato dall’essere estremamente resistente alla degradazione e persistente nell’ambiente, tende ad accumularsi nelle specie vegetali e nei tessuti biologici.
Le principali problematiche ambientali sono altresì riconducibili alla presenza di solventi clorurati nelle acque sotterranee oltre alla presenza di metalli pesanti e metalloidi nei suoi e acque sotterranee. Le caratteristiche geologiche e geochimiche dei terreni costituenti il SIN, portano per propria natura (origine vulcanica) alla necessità di definire i valori di fondo naturale di taluni elementi, spesso ritrovati con concentrazioni superiori alla concentrazioni soglia di contaminazioni fissate dalla tabella I e II, allegato 5, Parte IV, Titolo V del d.lgs 152/2006. Per tale ragione l’atto integrativo dell’accordo di programma, recentemente sottoscritto tra il MiTE e la Regione Lazio, ha inserito l’interventi per la definizione dei valori di fondo naturale per i terreni e le acque sotterranee ricomprese nel perimetro del SIN.
Perimetrazione del Sin e programmazione negoziata
Nel 2005, a seguito del rilevamento di concentrazioni di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) superiori al livello limite di 0.003 mg/kg consentito dalla normativa comunitaria in un campione di latte proveniente da un’azienda bovina situata nel comune di Gavignano, è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale nel bacino del fiume Sacco (D.P.C.M. 19 maggio 2005). Lo stato di emergenza è stato successivamente prorogato con DD.P.C.M 6 aprile 2006, 24 aprile 2007, 30 maggio 2008 e 31 ottobre 2008, fino al 31 ottobre 2009.
Lo stato di emergenza ha interessato il territorio dei comuni di Colleferro, Segni e Gavignano nella provincia di Roma, nonché il territorio dei comuni di Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino nella provincia di Frosinone. Successivamente (D.P.C.M. 29 ottobre 2010), le competenze dell’Ufficio commissariale sono state estese alle aree agricole/ripariali dei comuni di Frosinone, Patrica, Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano e Falvaterra. Lo stato di emergenza è stato più volte prorogato, in ultimo con D.P.C.M 11 novembre 2011 fino al 31 ottobre 2012. Successivamente, con decreto n. 7 dell’11 gennaio 2013, il MATTM, nell’approvare un elenco dei siti che non soddisfacevano i requisiti di cui all’articolo 252, comma 2, del D.lgs 152/06, “declassava” il SIN Bacino del fiume Sacco, restituendo la titolarità del procedimento alla Regione Lazio. A seguito della Sentenza TAR Lazio n. 7586 del 2014, che ha annullato la precedente attribuzione delle competenze alla Regione Lazio, la titolarità sul procedimento amministrativo di bonifica del SIN Bacino del fiume Sacco è ritornata al MATTM. L’iter amministrativo di riperimetrazione si è concluso con il D.M. n. 321 del 22 novembre 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 293 del 16 dicembre 2016, che ha approvato il perimetro definitivo del SIN. Con Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n. 370/STA del 4 agosto 2017 sono state approvate le Linee guida sulle procedure operative ed amministrative per la bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN) Bacino del fiume Sacco